
Dal 2012 l’ONU ha istituito la Giornata mondiale della felicità, che si tiene il 20 marzo e ha chiesto ai governi di includere nei loro obiettivi la felicità ed il benessere di tutte le persone. A partire da quel momento ogni anno viene pubblicato il World Happiness Report, quello del 2018, reso pubblico un paio di giorni fa, che vede di nuovo i paesi scandinavi nella top ten, con al primo posto la Finlandia.
Il vertice di questa classifica è rimasto pressoché invariato negli ultimi due anni.
I principali paesi tendono ad avere valori elevati nelle sei variabili chiave individuate per definire il benessere: reddito, speranza di vita in buona salute, sostegno sociale, libertà, fiducia e generosità.
La felicità sociale va di pari passo con quella individuale e viene quindi spontaneo chiedersi come si faccia a costruire la felicità nel nostro piccolo.
Qual è un obiettivo realistico che ci permette di sperimentarla nella nostra vita?
Secondo studi pubblicati recentemente su Emotion, ricercare la felicità non significa imporsi l’obiettivo irrealistico di provare emozioni positive per la maggior parte del tempo e godere in ogni momento.
Vivere una vita felice non significa sforzarsi di provare gioia, contentezza, gratitudine, pace (o qualsiasi altra emozione positiva) in ogni secondo della giornata.
Ciò non è realistico, perché la vita contiene inevitabilmente fastidi e delusioni.
Le emozioni negative che derivano da eventi di vita negativi sono naturali e ci aiutano a capire meglio noi stessi: forniscono informazioni vitali su ciò che apprezziamo e va bene per noi e su ciò di cui abbiamo bisogno di cambiare nella nostra vita.
Ad esempio, provare un’ondata di ansia per la propria salute fisica può effettivamente motivare a migliorare le proprie abitudini alimentari.
Quindi non essere costantemente focalizzati sull’esser felici in ogni momento, può consentire di vivere esperienze positive essendone assorbiti completamente,
in quello che viene definito “flow”, un fenomento caratterizzato dalla mancanza di auto-consapevolezza, introdotto dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi, studioso della felicità e della creatività.
Il flusso o “flow” è uno stato emotivo positivo in cui siamo completamente assorbiti in un’attività, ad un livello di concentrazione tale da dimenticare problemi e avversità,
raggiungendo un equilibrio tra le nostre capacità e abilità e le sfide che quell’esperienza ci propongono, provando soddisfazione e perdendo la cognizione del tempo.
Raggiungere la felicità non è semplice, infatti porsi delle aspettative troppo impegnative può comprometterne la buona riuscita, meglio darsi dei piccoli obiettivi inserendo delle attività piacevoli nella nostra routine per ricavare dei momenti di benessere che stimolino in noi emozioni positive e ci allenino anche a fare fronte a situazioni meno piacevoli con una disposizione d’animo più positiva, che ci consenta di filtrare ciò che di buono ci può essere per sollevarci il morale, pur continuando a vedere il lato meno piacevole.
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